Negli ultimi anni,
la ricerca della bellezza è
diventata un’autentica ossessione. Canoni estetici sempre più stringenti
impongono modelli sempre più lontani dalla realtà. E così, schiere di donne dichiarano
guerra agli inestetismi al grido di “Lotta dura senza paura!”, in nome di una
non ben identificata (ma molto agognata) perfezione. La paura del difetto è
sempre in agguato, e cosa c’è di meglio se non trovargli un altro nome, magari
più poetico, per esorcizzare quell’immagine di sé così imperfetta da risultare fin
troppo… umana? E allora, beauty alla mano, partiamo per un breve viaggio alla
scoperta di eufemismi e divertenti
nomignoli con i quali sono stati ribattezzati gli inestetismi più comuni.
Cominciamo con un
classico: la ciccia sui fianchi. Odiata da uomini e donne in pari misura, è definita
in maniera alquanto romantica “maniglie
dell’amore”, per una visione puramente erotica oppure semplicemente perché
quando ci si innamora si è più rilassati e propensi a lasciarsi andare anche a
tavola. Per declinare questa sovrabbondanza esclusivamente al femminile, di
recente è stata coniata l’espressione “ali
di farfalla”: che leggiadria!
Una vera e propria
nomenclatura alternativa è stata, invece, creata per rinominare i difetti del
viso. Note sono le definizioni di stampo faunistico “zampe di gallina” (per indicare le piccole rughe perioculari che si
formano a ventaglio all'angolo degli occhi) e “ruga del leone” (la ruga d’espressione più famosa, che si trova sulla
fronte, tra le sopracciglia). Forse meno noto ma altrettanto efficace è il
termine “occhi da panda”, in
riferimento sia a quei cerchi scuri che si formano per via delle occhiaie, sia
al trucco che cola. Per altre rughe si è ricorsi ai suggestivi “rughe della marionetta” (le borsette
latero-mentoniere) e “rughe a codice a
barre” (i solchi verticali localizzati intorno alle labbra).
Marionetta di Hayden Williams |
Naturalmente, i
riferimenti a Venere, dea della
bellezza, si sprecano. Per nobilitare difetti (come nel caso dello strabismo)
ma anche per sottolineare vezzose particolarità: una su tutte le “fossette di Venere”, che nulla hanno a
che vedere con i graziosi buchini sulle guance, ma che indicano i due incavi
simmetrici posti nella parte inferiore della schiena, a incorniciare il lato B.
E dato che la bellezza è legata a doppio filo al concetto di amore, ecco che
non poteva mancare neanche Cupido, l’Eros latino, che si appropria delle
labbra, la parte anatomica deputata al bacio, definendo “arco di Cupido” l’incavo tra il labbro superiore e la parte
inferiore del naso.
La Venere moderna secondo Vincent Fileccia |
Tra riferimenti
bucolici, mitologici e quant’altro, lasciatemi concludere con una frase della
grande (e bellissima) Anna Magnani, che ammoniva i suoi truccatori (ebbene sì,
all’epoca si chiamavano ancora truccatori, l’epoca dei make-up artist era ancora lontana) dicendo “Non toglietemi neppure
una ruga. Le ho pagate tutte care”.
Anna Magnani e le sue bellissime rughe |
Sara Radaelli
L’immagine della
marionetta è dell’illustratore e stilista di moda inglese Hayden Williams
L’immagine della
Venere moderna è del graphic designer Vincent Fileccia