Sulle orme di Manolo Blahník

“La metà delle mie creazioni sono dettate dalla fantasia, il 15% dalla pura follia, e il restante dai piedi per terra.”

“Le Manolo”. Tutti le conoscono così. Sono le calzature da sogno create da Manolo Blahník, stilista eclettico quanto rigoroso, stravagante e geniale, celebrato nella mostra Manolo Blahník. The Art of Shoes, allestita a Milano nel cuore del quadrilatero della moda. Una grande retrospettiva – la prima in Italia dedicata all’iconico couturier – che offre al pubblico l’opportunità di ammirare, fino al 17 aprile, 80 disegni e 212 calzature, nella splendida cornice di Palazzo Morando.

A sx, locandina della mostra 'Manolo Blahník. The Art of Shoes';
a dx, pannello all'ingresso della mostra

La mostra è l’occasione per parlare di uno stilista di culto (sì, quello citatissimo nella serie Sex and the City) che sa fondere nelle sue creazioni i riferimenti più disparati – dalla scultura greco-romana al barocco, dal cinema di Visconti alle infinite forme della natura, dalle suggestioni orientali ai diversi periodi storici, dalla letteratura alle donne incontrate nella sua vita – rielaborandoli in maniera assolutamente originale. Un artigiano spagnolo appassionato di belle arti e architettura che, anche senza una laurea in tasca, riesce a dare vita a scarpe simbolo di una nuova eleganza, sensuale ma non priva di un certo umorismo. Nel brevissimo video Manolo at Work (sotto) del 2014, diretto da Michael Roberts, è riassunto il suo modo di lavorare: matita alla mano, crea affiancato dai collaboratori – spesso italiani dato che le sue calzature sono da sempre prodotte nel nostro Paese –, incurante delle mode passeggere. Le sue sono opere d’arte, che rimarranno nella storia della moda.



Schiere di scarpe, ognuna con il proprio nome e la sua storia, nei materiali più pregiati e raffinati (satin, taffetà, velluto, tweed, cashmere, ricami di pizzo, lana, lino, cotone, broccato, seta ottomana…), che hanno saputo conquistare le donne di tutto il mondo, tra cui l’imperatrice della moda Diana Vreeland che, dopo aver visto i suoi schizzi, consigliò a un giovane Manolo Blahník di “concentrarsi artisticamente sui piccoli e divertenti oggetti da mettere ai piedi” (come spiega lo stesso Blahník nel documentario a lei dedicato, citato in questo mio articolo).

Locandina del film 'Marie Antoinette' di S. Coppola



In quest’altro video, tratto dal film Marie Antoinette di Sofia Coppola, è racchiuso l’universo del Settecento amato da Manolo Blahník e da lui reinterpretato su richiesta della costumista Milena Canonero, che gli ha affidato la creazione di 22 paia di scarpe appositamente per questa pellicola (raccolte nell’omonima collezione del 2006). Un turbinio di colori confetto, un’abbondanza di nastri, passamanerie e decorazioni frutto però di un approfondito studio e un’accurata ricerca storica. I bozzetti di Blahník… meravigliosi!

Tre modelli della collezione Marie Antoinette (2006)

A sx, disegno della scarpa Antoinetta (2005);
a dx, disegno della scarpa Marie-Antoinette (2005).
Entrambi inchiostro, acquerello e matita con campioni di tessuto attaccati

Dietro a tutti questi capolavori di arte applicata si cela un minuzioso lavoro artigianale, realizzato rigorosamente a mano e a volte con pezzi unici, che la mostra vuole portare alla luce presentando la scomposizione del modello Josefa nelle sue 67 parti per illustrare il processo di assemblaggio e il numero minimo di componenti per creare una scarpa.

Scomposizione del modello Josefa

Per ritrovare tutto il caleidoscopico mondo di Manolo Blahník, oltre a guardare la rassegna di foto qui sotto, esistono due libri di riferimento: Manolo Blahník, gesti fugaci e ossessioni, edito da Rizzoli e Manolo Blahník: The Art of Shoes. La ricerca della perfezione, il catalogo della mostra edito da Skira.

Scarpa Forga (2014)
Stivaletto vittoriano in camoscio con finiture in nappa
e bottoni rivestiti in nappa, ispirato a Madame Bovary.


Scarpa Sepulcrus (prototipo)
Décolleté d'orsay in camoscio con tacco
meteorite, ispirata a Pablo Picasso.

A sx, disegno della scarpa Armadillo; a dx, scarpa Armadillo (1999)
Sabot in nappa fucsia, viola e arancio su corpo in alluminio senza tacco.

A sx, disegni di alcune scarpe di Manolo Blahník ispirate alla natura;
a dx, scarpe Manolo 
Blahník ispirate alla natura.

A sx, disegno della scarpa Tortura; a dx, scarpa Tortura (2000)
Sabot in cavallino, con finiture in pelle e decorazione in autentico corallo siciliano.



Sara Radaelli

Sito della mostra




Foto scattate dall'autrice dell'articolo