Dopo aver approfondito
la produzione di cashmere, baby cashmere e vicuña nell’articolo
di giugno (qui), il nostro viaggio alla scoperta dei tessuti più
pregiati fa tappa a Como, da sempre la
capitale italiana della seta, nota a
livello internazionale per la sua industria tessile di elevata qualità e sede del
Museo didattico della Seta (istituito
nel 1990), celebre in tutto il mondo e visitato da migliaia di addetti ai
lavori e curiosi provenienti da ogni dove.
Bandiere all'ingresso del Museo didattico della Seta di Como |
Fin dall’antichità,
la seta era uno dei tessuti più pregiati e apprezzati: destinazione finale
della via della seta era Roma, che
importava il prezioso materiale senza per altro sapere con precisione quale ne
fosse l'origine (se animale o vegetale) e da dove provenisse. Un percorso di
circa 8.000 km costituito da itinerari terrestri, marittimi e fluviali che si
snodavano dalla Cina alla capitale dell’impero romano, lungo il quale viaggiarono,
oltre al prezioso tessuto, grandi idee e religioni.
Ingresso del Museo didattico della Seta di Como |
Senza compiere
peripli e circumnavigazioni, al Museo di Como (su una superficie espositiva di
circa 1.000 mq) è
possibile avventurarsi alla scoperta del ciclo
completo di lavorazione di questo tessuto, dall’allevamento del baco alla
nobilitazione attraverso torcitura, tessitura, tintoria e stampa, interamente
documentato grazie a un ricchissimo patrimonio di attrezzature, macchine e
strumenti ancora funzionanti in uso tra metà Ottocento e metà Novecento, e a
oggetti, documenti e testimonianze fotografiche che offrono – caso pressoché unico
al mondo – anche la documentazione storica dello sviluppo economico, sociale e
urbano della città, fortemente influenzato dall’industria tessile.
Pannello di Federico Mantero |
All’ingresso, accoglie i visitatori questo bellissimo pannello
realizzato da Federico Mantero con i componenti delle varie macchine per la
lavorazione della seta: navette, aste per fusi, spole… a significare l’importanza della tecnica e delle macchine in
un processo produttivo che ha origini contadine.
Stampa antica raffigurante il Bombyx mori |
Fino agli anni
Cinquanta, in migliaia di case della pianura e delle colline lombarde, in una
stanza dedicata tenuta a temperatura costante e ben arieggiata, si allevava,
infatti, il baco da seta (Bombyx mori, bombice del gelso), che al
museo è possibile vedere dal vivo nelle varie fasi di crescita. Molto esigente
in termini alimentari (si ciba unicamente di foglie di gelso sempre fresche),
questo piccolo animale lungo circa un millimetro, in un mese moltiplica il suo
peso di circa diecimila volte, arrivando a misurare 8-9 cm.
Prodotti in vendita al negozio del Museo |
Come spesso accade
per i prodotti vanto del Made in Italy, anche la produzione serica di Como
affonda le radici nell’artigianato e nella civiltà contadina che, tra le altre
cose, ha introdotto nella nostra bellissima lingua tanti modi di dire di cui non
ricordiamo nemmeno più le origini. Dopo la visita a questo museo unico al mondo, scoprirete,
invece, da dove derivano le espressioni “dormire della quarta” o “dormire della
grossa”: nel corso della sua vita, spesa quasi interamente a dormire, il baco
subisce infatti quattro mute. La quarta “dormita”, come viene chiamata in
gergo, è la più lunga e per questo definita “la grossa”.
Espositore presso il negozio del Museo |
Sara Radaelli
Sito del museo
http://www.museosetacomo.com/